domenica 20 marzo 2016

SE QUESTA NON E' POESIA COS'E'? (Due poesie)







PANAJACHEL  (GUATEMALA)


Se questa non è poesia

Cos’è?

Che mi strazia

E rasserena in un abbraccio

Al ricordo dell’acqua

In gocce giganti di calura

Sul lago del popolo gentile

Di donne ricamate dai sorrisi



Se non è poesia

Cos’è?

Che mi dà il gusto

In morsi asciutti

E sazi d’allegria

Nell’ora mia

Quando ancora

Non è notte



Ma devo ricordarlo spesso

Quando tutto langue

E il cuore si interrompe

Per provare l’ebbrezza

Del vuoto che sfinisce

In una gara di respiro



Vorrei stringermi al petto

Allora

Per sentirmi viva

E inventare un senso

A questo divenire stanco

Fatto di pause senza fine



Aspetto ferma

Fra le sterpaglie secche

Di un binario morto

Il fischio di un treno

Che non c’è



Poi arriva improvvisa

L’aria pura

Di sera che si avvia

E tutto svapora

Nell’arancio

Del cielo

Perfino la paura



Se questa non è poesia

cos’è?

ISTANBUL



 

 Qualcosa di rosso  
sul petto 
a dirigere il traffico 
d’amore e stupore 
che arriva veloce 
una volta aperti i cancelli 
che tenevo serrati


  il filo spinato

era solo di erba e radici

e i cocci di vetro

erano ciottoli azzurri di mare



scoperto l’inganno

Sorpresa si mette in attenti

comandi mi dice

da dove partiamo?

la scelta è obbligata

le danze

di braccia e di gambe

a sfumare il dolore

e poi i baci

a sciogliere il gelo

e a ridare colore

il resto

da solo verrà

è bella l’attesa 
dopo tanto aspettare.

PONZA
























 

martedì 15 marzo 2016

COSI' COME SONO, PERFETTA E SMARRITA ( una poesia)




 

Nessuno che mi guardi

Così come sono

Tutta intera

Non occhi

Non bocca

Non gambe

Ma tutta

Senza confini o scissure

Tutta me

Che mi avvolgo

Al centro tenero

Del cuore


E la voce è il mio soffio
Di creazione
Specie quando canta
O è gentile
E rassicura tempeste



Nessuno che mi abbracci

In un abbraccio tondo

Come di nido che accoglie

Non più


Sempre più vicina

All’arcano dell’acqua

E del cielo


Per questo fotografo

Albe e tramonti

E le piogge improvvise

Dalla stessa finestra

Che mi guarda

Lo so

Così come sono

Perfetta e smarrita

Nella mia imperfezione

mercoledì 9 marzo 2016

IL GIOCO DELL'ALBERO






Mia madre Anna, l'idealista
Due anni fa ho partecipato a un ritiro spirituale di 5 giorni, in cui alternavamo pratiche di meditazione a pratiche di consapevolezza e passeggiate silenziose. Il tema del ritiro era “Ritrovare le nostre radici” A guidarlo era una monaca tedesca residente a Plum Village, la comunità del Maestro e Monaco Zen Thich Nhat Hanh.Abbiamo fatto alcuni esercizi di scrittura, in un percorso di pacificazione e di perdono che abbracciava la nostra storia personale e il rapporto con i nostri genitori, i nostri familiari e i nostri antenati. Un esercizio riguardava il nostro albero genealogico. E’ stato emozionante vedere sulla carta quante persone, quante storie, quante vite si sono succedute nel tempo per dare origine alla nostra: due genitori, quattro nonni, otto bisnonni, sedici trisavoli e via dicendo. Ma quanto sappiamo di queste vite, di queste storie? Cosa ci hanno raccontato dei nostri antenati, che cosa ci hanno trasmesso di loro? Non è stato facile per me dare un nome a tutti, fermandomi agli 8 bisnonni, ma piano piano, andando a pescare aneddoti, frammenti di storie, curiosità, quelle figure si sono andate delineando e hanno acquistato una fisionomia benevola, non più solo collegata a foto con i baffi,  in divisa militare, o in abiti da sposa, ma a persone reali, in carne e ossa, che fanno parte della mia storia e che sono le mie radici di sangue. Di ognuno di loro, su un foglio dovevo scrivere, il nome, la professione e qualche caratteristica. E sono venuti fuori uno a uno, il costruttore venuto dalla Romagna, il poeta, il pittore, l’infermiere, la sarta, l’operaia alla manifattura tabacchi, l’impiegato, l’orafo, l’emigrante, il prelato, la contadina, il venditore, la contabile. Le radici, robuste e contorte, che hanno nutrito la mia storia, erano lì su quel foglio e mi hanno fatto sentire ben radicata alla terra, io che sempre mi sono sentita un fuscello sbattuto dal vento.
E fra pochi giorni da quelle radici nascerà un nuovo albero. Sarà un ulivo o una quercia? Un olmo o un pioppo? Non importa, lo vedremo nel tempo, ma sarà un albero bello, come tutti gli alberi, e anche lui, a sua volta, darà nuovi frutti, via via, all’infinito, perché la vita, nonostante ce la mettiamo tutta a calpestarla, a minacciarla, a distruggerla, è più forte e sempre si prende il suo spazio meraviglioso.