martedì 16 gennaio 2018

INCANTO E MERAVIGLIA (L'incontro con le sorelle Mazzetti)






Ci sono persone che lasciano tracce luminose. Quando si muovono, quando parlano, quando compiono i semplici gesti quotidiani. Stare loro accanto, anche solo per poche ore, è un nutrimento per l’anima, un fertilizzante che fa fiorire fiducia, allegria e creatività. Ma soprattutto è un modo per non avere più paura del tempo che passa. Perché l’età, gli anni, sono un fatto assolutamente relativo. Queste persone ti insegnano, con il loro stare nel mondo, che ogni attimo è prezioso e che si può continuare a progettare, a entusiasmarsi, a fare sogni e a realizzarli, a ogni età. A dispetto dei malanni che dell’età sono l’inevitabile corollario. E quindi è salutare ogni tanto andarle a trovare, guardarle, ascoltarle, farsi abbracciare dal loro calore e dalla loro freschezza e dalla loro assoluta autenticità. Nessun fronzolo, nessun convenevole, nessuna frase fatta. Solo l’essenza vibrante e luminosa del loro pensiero, dei loro sorrisi, delle loro parole.

Da qualche anno, forse una decina, io frequento la casa di Paola e Lorenza Mazzetti. Sullo stesso pianerottolo, dietro una porta, si aprono le stanze di Vincenzo Loriga, compagno di Paola.

Paola la conoscevo già. Eravamo state insieme a un paio di ritiri di consapevolezza, in un ex monastero benedettino a Viterbo. Mi aveva incantato il suo sorriso. Da bambina. Anni dopo sono andata da lei per un percorso di psicoterapia. E lì ho conosciuto la sua sorella gemella Lorenza.
Al primo appuntamento un grosso equivoco: mi apre la porta Lorenza, io la saluto con calore e le dico che sono contenta di rivederla e che ho fiducia nel percorso che faremo insieme. Lorenza, piuttosto stupita, mi dice che non mi conosce e che io e lei non faremo insieme nessun percorso.  Io insisto:"Ma come, non ti ricordi di me? "pensando fra me e me che forse, per via dell’età, Paola stia avendo un piccolo episodio di smemoratezza, ma niente da fare. Finalmente dopo un bel po’ l’equivoco si chiarisce. “Ma io non sono Paola!” Piccolo istante di silenzio che rafforza il mio timore... “...Sono Lorenza, la sua gemella!” Una bella risata e un grosso sospiro di sollievo... e così ho conosciuto Lorenza. Identica a Paola, solo appena un po’ più robusta. Stesso taglio di capelli, stessa voce, stessa erre francese. La loro casa sui tetti a Largo Argentina è un susseguirsi di piccole stanze intorno a un salotto accogliente e colorato di quadri, tanti quadri, dappertutto, alle pareti e appoggiati in terra, e libri, foto, cuscini, piante, gabbiani che quasi entrano in casa dalle grandi finestre spalancate sulla cupola della Chiesa di S. Carlo ai Catinari. E su un tavolino basso, pieno di libri, riviste, piccoli schizzi allegri su un block notes, probabilmente di Paola (riconosco il tratto leggero) non mancano mai una teiera e delle tazze. E un meraviglioso gatto quasi sempre acciambellato su una vecchia poltrona di damasco blu.

Colore, fantasia, disordine creativo. Sembra una casa di studenti. E l’odore è un odore inconfondibile di spezie, soprattutto curcuma, e colori a olio. Nella cucina atelier dalle grandi vetrate affacciate su una delle terrazze, si cucina e si dipinge sul lungo tavolo di legno. E vasi, vasetti, acquerelli, pennelli, mestoli e cucchiai convivono con disinvoltura sulle mensole in un caos vibrante e colorato che mette allegria. Di Lorenza ho scoperto poi tante cose. Che ha inventato una corrente cinematografica a Londra, alla fine degli anni 50, il Free Cinema, insieme ad altri cineasti poi diventati famosi. Che per girare il suo primo film, ha rubato macchina da presa, luci, cavalletto e pellicola nel College dove era ospitata. Che una volta tornata in Italia, su suggerimento del suo analista, ha iniziato a scrivere, a Sperlonga, il suo romanzo autobiografico “Il cielo cade”, per dare voce al dolore che aveva cercato di dimenticare andando a Londra, ma che continuava a perseguitarla. Ma più che di dolore possiamo parlare di tragedia. Lorenza e Paola, rimaste orfane, prima di madre, morta di parto, e poi di padre, furono affidate alla zia materna Nina Mazzetti, sposata con il cugino di Einstein. Nella loro villa in Toscana trascorsero un’infanzia e un’adolescenza felici, finché nel ’44 la zia e le cugine non furono uccise dai nazisti davanti ai loro occhi. Paola e Lorenza furono risparmiate perché non ebree. Lo zio, Robert Einstein, che era riuscito a fuggire, si suicidò l’anno dopo. E quel libro che molte case editrici avevano rifiutato, grazie a Cesare Zavattini che lo aveva proposto ad Attilio Bertolucci, ha vinto nel 1962 il Premio Viareggio.
L’infanzia di Paola e Lorenza, viene raccontata da una voce di bambina, espediente che ha aiutato Lorenza a fare un passo indietro nella narrazione e a riuscire a esprimere, con uno sguardo incantato, un’infanzia bella e felice, preservandone la meraviglia, a dispetto del tragico epilogo. Il libro anni dopo è diventato un film. Fra gli interpreti Isabella Rossellini. Ma la memoria autobiografica di Lorenza si è espressa oltre che con altri libri, anche con la pittura. Di ritratti, dal tratto vagamente naif, che conservano lo stesso sguardo incantato del libro. E successivamente di paesaggi toscani. Quindi film, libri, quadri. E burattini. Le due gemelle per anni hanno animato il “Puppett Theatre" di Campo de' Fiori, facendo la gioia dei bambini. Ma i multiformi talenti di Lorenza non si fermano qui: per un periodo ha tenuto sulla rivista “Vie Nuove” una rubrica di corrispondenza con i lettori, a sfondo psicologico. 

E Paola? Psicologa e psicoterapeuta, conduce laboratori di “Attivazione creativa”, metodo da lei ideato, sul quale ha scritto un libro. E ha pubblicato, illustrandoli con i suoi disegni dal tratto giocoso, un libro sui Fiori di Bach e uno sui segni zodiacali. I suoi quadri a tecnica mista, sono onirici e fiabeschi, e ricoprono molte pareti della casa. Negli incontri che lei offre ogni mercoledì avvengono piccoli miracoli di creatività ed espressività. Attraverso la metafora teatrale e la pittura spontanea i partecipanti esplorano i propri vissuti e le proprie emozioni, dando loro una voce e una forma. E al termine una bella spaghettata e al suono di una musica anni ’60 Lorenza e Paola che aprono le danze!


Come non rimanere colpiti da una tale energia e vivacità intellettuale? Dimenticavo un piccolo particolare: Lorenza e Paola stanno per compiere 91 anni. Ma il loro sguardo, la loro voce, il loro stupore, sono quelli di due ragazzine. E Vincenzo Loriga, compagno di Paola, di anni ne ha 97. Anche lui non è da meno in quanto a energia creativa: psicoanalista junghiano e affermato poeta, ogni martedì conduce, sempre in quella casa, affollati pomeriggi letterari. Martedì scorso si è parlato di Montaigne. 
 Non potevo tenere solo per me un tale tesoro. E con Francesco Canini,  artista e titolare della Aqua Art Gallery, abbiamo pensato di organizzare un evento dal titolo “Le sorelle Mazzetti”. L’appuntamento è alle 17,30 di sabato 27 gennaio, al Museo della Città di Terracina. Avremo modo di conoscere Paola e Lorenza, di ascoltare il racconto avvincente della loro vita e della loro arte, di fare domande e soprattutto di “respirare” la loro inesauribile creatività. Successivamente, intorno alle 19,30, ci trasferiremo nella Aqua Art Gallery dove ci sarà l’inaugurazione della mostra dei loro quadri.
Non perdete l'occasione di questo incontro di puro incanto e meraviglia. Ne varrà la pena. Ve lo assicuro.